VALORE DELLA SOLITUDINE
Nello Hathayoga-Pradīpikā, Svātmarāma, suggerisce che la pratica dovrebbe avvenire in un ambiente ritirato e tranquillo, “una piccola cella”, solitaria, un luogo semplice e tranquillo, della dimensione di circa un metro e 80 di lunghezza e di larghezza, quindi uno spazio nel quale entra una sola persona, “libero da calamità e lotte”, nel quale il praticante può dedicarsi alla disciplina dello yoga libero da distrazioni esterne, uno spazio di solitudine e silenzio. In uno spazio davvero piccolo e sicuro, dove sappiamo che nessuno può entrare, possiamo trovare una connessione profonda e vera con noi stessi. Questo aspetto è chiaramente indicato nei testi tradizionali, anche se oggi spesso viene trascurato e mentre la nostra società ci spinge alla distrazione, ci allontana sempre di più dalla nostra reale realtà esistenziale, attraverso stimoli esterni dove ci viene suggerito che è meglio non pensare troppo, lo yoga va invece nella direzione opposta, rivelandoci il lato nascosto della vita, gli aspetti non sempre visibili che tendiamo ad ignorare. Attualmente, anche lo yoga è diventato un’attività sociale, in cui ci si riunisce per praticare insieme, ma sebbene l’energia del gruppo sia importante per gettare le basi di un cammino, il vero sviluppo dello yoga, avviene nell’isolamento e nel silenzio, perché lo yoga riguarda solo noi stessi.
La cella rappresenta non solo il luogo ma anche la condizione interiore nella quale dobbiamo imparare a stare, a vivere con noi stessi, in solitudine per avanzare nel nostro cammino di ricerca interiore. La cella un luogo fisico e spirituale, che rappresenta la possibilità di distaccarsi dalle convenzioni sociali e dalle imposizioni della società, diventa simbolo di autonomia dal mondo esterno per accedere attraverso āsana, prāṇāyāma, mudrā, bandha e altre pratiche di interiorizzazione alla propria realtà esistenziale più autentica. Uno spazio di isolamento e silenzio, nel quale possiamo essere soli con noi stessi. Lì nella solitudine, attraverso lo studio e la pratica, cresce un percorso sempre più profondo nella relazione con noi stessi, un viaggio entusiasmante che dura tutta la vita, dove il vero significato della nostra esistenza progressivamente appare.
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FBFP project | Andrea Umiliani